domenica, marzo 27, 2005

[Racconto a 2n mani] Quarta parte

All'epoca in cui furono introdotte le interfacce neurali nel settore
turistico, molti furono gli oppositori e questo fece in modo che il loro
prezzo lievitasse senza abolirle rendendole accessibili solo a clienti molto
facoltosi come quelli dell'Overlook.
L'interfaccia dava l'impressione che le cose fossero esattamente come si
voleva, ma il problema era che bisognava avvicinarsi in maniera cauta. Un
impatto troppo invasivo avrebbe potuto stravolgere completamente la
percezione sensoriale di un uomo, provocandogli attacchi di schizofrenia
curabili solo con numerose sedute dallo psicanalista.
Arch Stanton, per quanto fosse ben pagato alla compagnia, con il suo
stipendio da fattorino spaziale non aveva mai potuto permettersi una vacanza del genere e quindi quello era il suo primo contatto con le interfacce neurali.
Tutto quello che voleva Arch era riabbracciare sua moglie. La visione di
quest'ultima gli aveva completamente fatto dimenticare cosa stava facendo lì.
Non esisteva più Jack Torrance, l'AL76, e neanche l'Overlook Hotel. Si
trovava a Key Lake con sua moglie e l'immagine allo specchio del piano bar gli rimandava una sua immagine più giovane di quasi trent'anni.
Sorseggiavano un gin tonic seduti al bancone mentre si guardavano
intensamente negli occhi. Chiunque li avesse visti avrebbe detto che quello
era vero amore, quello evidente, che si riesce quasi a toccare con mano.
- La gita in barca oggi è stata molto bella, vero Arch?-
- Già ma ora sono terribilmente stanco. Non hai voglia di andare in camera, Nancy? -
- Si, ma. non ti addormenterai mica? -
Di fronte a quella richiesta palese Arch non si contenne e la baciò
passionalmente noncurante di tutti gli altri avventori dell'hotel.
Non gli piaceva la gente che si scambiava effusioni in pubblico in quel
modo, ma lui era Arch Stanton ed amava sua moglie Nancy. A lui era permesso.
Decisero di finire di amoreggiare nella loro stanza, la 623, dove passarono
tutta la notte in un turbine di passione.
Verità o finzione che fosse, Arch se la stava decisamente spassando, lo
stesso non si poteva dire del suo socio Jack.
Quella notte su A2546-KUH sarebbe durata appena 2 ore ma a Jack parvero un' eternità durante la quale naturalmente non riuscì a riposare degnamente per colpa dei suoi dubbi che scatenavano molteplici domande alle quali non riusciva a dare risposta.
Era stata davvero una buona idea quella di aspettare la luce di Omicron
Persei? Non sarebbe stato meglio forse agire con la complicità delle
tenebre?
Il gigante gassoso intorno cui ruotava il piccolo satellite dava una strana
colorazione bluastra al paesaggio vulcanico del terreno, lo stesso colore
della tuta di Jack. Avrebbe potuto benissimo mimetizzarsi, sempre che fosse servito a qualcosa di fronte a quegli esseri sconosciuti di cui lui non
sapeva nulla.
Fino ad allora in tutta la galassia conosciuta non era stata ancora trovata
traccia di alcuna forma di vita intelligente oltre i terrestri, dunque chi
erano quegli esseri? Era forse stato il primo a scoprirli? Magari gli
avrebbero dedicato il nome della specie, tipo i torrancis. Mise da parte
questo pensiero grottesco e si avvicinò all'entrata dell'albergo.
La bassa gravità della luna sulla quale si trovava gli permise di essere
vicino all'Hotel con un paio di balzi, ma ora si trovava di nuovo di fronte
alla scelta di poche ore prima a bordo della nave. Che fare? Entrare o
rimanere fuori?
Decisamente cominciava a pentirsi di essere entrato nella barriera, quindi
decise di non commettere lo stesso errore e fece un giro di perlustrazione
attorno all'hotel anche se c'era ben poco da controllare.
L'albergo era stato completamente scavato all'interno del monte. Solo l'
entrata era visibile e chissà quanti sottopassaggi erano presenti all'
interno.
All'esterno tutto sembrava tranquillo e non c'era traccia di quegli esseri
ripugnanti capaci di cambiare forma. La cosa più importante era quella di
cercare Arch. Forse all'interno della barriera era possibile rintracciarlo
via radio con il comunicatore portatile presente nell'equipaggiamento della
tuta.
- Arch, sono Jack, mi senti? - Sapeva che non avrebbe avuto risposta dall'
amico. Un fruscio di onde radio seguì la sua comunicazione anche se ad un
tratto il brusio cessò, come se qualcuno avesse preso la sua comunicazione.
Un piccolo raggio di speranza si aprì nell'animo scuro di Jack.
- Arch, sono io, mi senti? - niente.
- Rispondi Arch! - solo il brusio gli rispondeva. Cosa voleva significare?
Forse Arch non era all'interno dell'hotel? Decise di fare un ultimo giro nei
paraggi dell'entrata e se non avesse trovato il collega o qualche sua
traccia si sarebbe deciso ad entrare.
Il colore del pianeta stava cambiando dal bluastro al rosso porpora passando da sfumature viola. Ora capiva perché la gente era disposta a spendere tanti soldi per un soggiorno in quell'hotel. Lo scenario era davvero suggestivo.
Con un paio di balzi fu in cima al monte per cercare di avere una visuale d' insieme del panorama.
Jack trovò che se non fosse stato quel gigante gassoso a fare come da
secondo sole, il resto non era niente di particolare. Sabbia ferrosa e
crateri tutt'intorno. Fu proprio all'interno di uno di questi che vide la
scialuppa di Arch.
Forse aveva avuto un incidente ed era rimasto lì, avrebbe avuto bisogno di
cure. Che fosse morto non ci voleva neanche pensare. E pensare che era
prossimo alla pensione. Povero Arch!
Arrivò vicino alla nave, correndo con un'andatura piuttosto goffa che gli
procurava la tuta ingombrante e la bassa gravità di quel pianeta in
miniatura. Aprì il portellone della scialuppa e fu all'interno.
L'abitacolo della navicella era piuttosto piccolo. C'erano due posti e i
comandi piuttosto vicini ai sedili che avrebbero impedito a qualsiasi
persona alta più di un metro e novanta di posizionarsi in maniera comoda, ma di Arch non c'era traccia.
Ormai era deciso. Doveva entrare nell'hotel, ma non fece in tempo a girarsi che una di quelle figure aliene gli bloccava l'uscita dalla navicella con un' espressione che probabilmente poteva essere interpretata come un ghigno. E ora?

Arch si svegliò e sentì la voce lontana di Jack chiamarlo. Chi era Jack
Torrance? La Compagnia, l'AL76, L'Overlook Hotel. Sentiva di stare
abbandonando la fase rem ed aprì gli occhi. Dov'era? Ricordava sua moglie e la cercò con il braccio ma...
Sua moglie era morta vent'anni fa ed entrambe le sue braccia erano legate dai polsi come le gambe erano legate dalle caviglie ai bordi di un tavolo.
Cosa stava succedendo? L'unica cosa che fu capace di fare fu di gridare.
Fu da quest'urlo che si svegliò di nuovo, ma questa volta era a Key Lake, in un letto a due piazze con Nancy in camicia da notte e senza biancheria
intima di fianco a lui che fu svegliata da quell'urlo.
- E' solo un incubo Arch, calmati.-
Arch si girò a guardare gli occhi assonnati ma sempre belli della sua donna.
- Si, era solo un incubo, scusami se ti ho svegliato, Nancy.-
Si abbracciarono e si baciarono prima di rifare di nuovo l'amore.


(by Ermanno Viola)

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