domenica, marzo 27, 2005

[Racconto] Kay

Il mio secondo racconto, quello a cui sono più affezionato. Lo trovate, come per tutti gli altri miei racconti, anche direttamente sul newsgroup, cliccando sul titolo.

[scarica il racconto in .pdf]
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Kay stava osservando incuriosita.

«Che stai facendo, nonno?»
«Oh…niente di che.»
«E dai…fammi vedere!»

Nella stanza si udì un fruscio di carte.

«Ecco qui, curiosona…una cartina, tutto qui…»
Ma Kay non vedeva nessuna cartina.

«Ma questa non è una cartina, nonno…»
E infatti non era una cartina. La bambina dimostrava molto più dei suoi cinque anni. In fondo sua figlia era una buona madre…Emise un lieve sospiro, leggero.

«Sì che lo è, curiosona…una cartina…del cosmo!»
Kay aggrottò le sopracciglia. Non capiva.

«Vuoi dire che…»
Il nonno sollevò la mappa dal tavolo, poi aprì la porta che dava sulla veranda, e invitò la nipotina a seguirlo.

«Su, dai, vieni qui Kay…»
«Fa freddo fuori, la mamma ci uccide se…» rivolse uno sguardo alla cucina, ma percepiva soltanto una luce accesa e rumore di pentole.
«Non preoccuparti della mamma, infilati una giaccavento e vieni qui…»
Kay fece come le diceva il nonno, anche se restava un po’ preoccupata che la mamma potesse vederli là fuori a prender freddo.

Ora il vecchio riaprì la mappa. La luce dal soggiorno era appena sufficiente ad esaminarla, ed il cielo stellato sovrastava le loro teste. Kay capì.
«Vuoi dire che ad ogni puntino…corrisponde una stella?»
«Proprio così, cara» Le accarezzò i capelli castani pettinati in una graziosa coda di cavallo.

«E noi dove siamo?»
«Noi non ci siamo, nella cartina…questo è il cielo come lo vediamo da dove siamo noi, con i nomi degli astri e tutto quanto…»
Il nonno piegò la mappa affinché la luce dall’interno restituisse agli occhi i puntini luminosi della carta.
«Questo è il nord, vedi, e queste stelle sono…»
«Quella costellazione là» Kay tese il suo piccolo braccio destro e indicò un punto nello spazio prima che il nonno potesse terminare la frase.

«Proprio quella, sì…» Quella bambina era molto sveglia. «Ed ora…pensa che intorno ad ogni singolo puntino che vedi nel cielo ruotano dei pianeti…non attorno a tutte quante le stelle, certo, c’è chi non ne ha e chi ne ha a decine, ma per la maggior parte ogni stella, capisci, per ognuna ci sono almeno due o tre pianetini disabitati attratti dalla forza di quei giganti…»

Dalla cucina si sentì una voce. Era la mamma che chiamava Kay.
«E’ meglio se rientriamo ora…»
«Sì, inizia a far freddo qui…»
Prese in braccio la nipotina e la portò nella sua stanza da letto. Intanto lei chiamò ancora il nonno tirandogli la manica della camicia, e gli rivolse un’altra domanda.
«Ma…tutti quei pianeti…sono tutti quanti abitati? C’è vita nell’universo?»
«Oh, beh…giusto un po’ il sabato sera!» La sua faccia aveva preso un’espressione divertita.
Kay gli mostrò la lingua rosea. Ora era seduta sul suo piccolo letto.


«E quante stelle ci sono?» Si era scoperta sempre più interessata alle parole del nonno.
«Miliardi e miliardi…quello di cui facciamo parte non è che un piccolo ammasso di stelle, sai…ma nello spazio ce ne sono altri, molti altri che da qui non possiamo vedere, troppo lontani per essere visti da qualsiasi strumento…»
Kay era assorta in un calcolo complicato.

«Ma tutti quei miliardi di pianeti…non saranno mica tutti quanti disabitati…vero, nonno? Ci sarà pure qualcuno da qualche parte…»

Ora era sul bordo del suo letto, seduta dove il nonno l’aveva lasciata, e scalciava impaziente in attesa di una risposta. Ma non ascoltava più il nonno. Stava fantasticando su quanta gente in quel momento stesse guardando il cielo, proprio come lei fino a poco prima, da un altro angolo dell’universo.

«Già, proprio così, da qualche parte nell’universo, ma chi può dire dove…Non io di certo!» ammiccò alla nipotina, e le diede una lieve gomitata come per giocare. Lei rispose con una risata divertita...ma anche un po’ delusa.
«Ma…e allora…» Mentre il nonno parlava, rimase in silenzio come a scegliere le parole, ma poi disse soltanto…

«…come sono fatti?!»
Voleva una risposta. Glielo si leggeva negli occhi.
Il nonno stette in silenzio per alcuni istanti. Poi, ancora agile nonostante l’età, si chinò fino all’orecchio della nipotina e le sussurrò qualcosa.

«Ooh…» fece lei.

Soddisfatto della reazione della nipotina, tornò in piedi e si diresse verso l’interruttore di corrente.
«Meglio se andiamo a nanna ora…buonanotte», disse il nonno.
«Buonanotte, nonno», rispose.
Il nonno spense la luce.

Due occhi…due soltanto. Non sapeva se stupirsi o decidere che era soltanto un altro scherzo del nonno. Due occhi…sì, ma dove?

Il nonno camminava nel corridoio. Sorrideva.
Quella notte Kay sognò di mondi lontani.

2 Comments:

Blogger Montag said...

Bello, complimenti ! La realta' da un altro punto di vista...

Attilio

http://bongat.altervista.org/

5:39 PM  
Anonymous Anonimo said...

Secondo me è scritto molto bene, tuttavia il finale non è molto originale (vedi Ray Bradbury, ad esempio "La sentinella"). Non so se ti sia ispirato ad esso, se lo abbia solo letto, oppure se non lo conosca affatto, tuttavia uno che ha letto quel racconto non può non notare la somiglianza. Peccato che tu non l'abbia scritto prima di lui, sennò avrei letto il tuo nell'ora di letteratura...

3:21 PM  

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